martedì 2 ottobre 2012


Jacopa dei Settesoli

Basilica di S. Francesco - Assisi
Francesco d’Assisi, quando morì, alla Porziuncola, il 3 ottobre 1223 ebbe accanto, oltre ai frati, anche una donna: Jacopa dei Settesoli o Settesogli definita da Tommaso da Celano, biografo di San Francesco «…famosa per nobiltà e per santità nella città di Roma, aveva meritato il privilegio di uno speciale amore da parte del Santo» (Celano, Trattato dei Miracoli, n. 37). Jacopa - o Giacoma o Giacomina - nacque intorno al 1190 da una famiglia di origine normanna fu coniugata con il nobile romano Graziano Frangipane del ramo dei Settesoli, un’antica e potente famiglia romana. Dal loro matrimonio erano nati due figli, Giacomo e Giovanni (che ricoprirono il ruolo di senatori di Roma).
Il coniuge Graziano, morto prematuramente, affidò alla propria vedova l’amministrazione dei numerosi castelli e dei possedimenti sparsi per tutta la città e la circostante campagna.
Quando, nel 1209, i Penitenti di Assisi si recarono a Roma, per ottenere dal papa l’approvazione della loro "Regola", la lunga permanenza nell’"Urbe" li obbligò a bussare ripetutamente a molte porte, tra le quali quella del palazzo dei Settesoli-Frangipane.  Donna Jacopa li accolse con gentilezza e generosità. Le ripetute visite, i colloqui con Francesco diedero vita ad una solidissima amicizia, che fece del palazzo della nobildonna, rimasta vedova tra il 1210 e il 1216, la “casa dei frati”.  Da allora, Jacopa dei Settesoli divenne la più valida collaboratrice del nascente "Ordine francescano" nella città dei Papi.
Attiva e risoluta, devota e affettuosa nei confronti dei francescani, Jacopa venne chiamata da Francesco: “frate Jacopa”. Nonostante avesse l’opportunità di vivere lussuosamente, ella seguì il modello di perfezione suggerito dal poverello d’Assisi, conducendo una vita austera e mettendo a sua disposizione i suoi beni ed il suo potere.
Quando Francesco sentì avvicinarsi la sua ultima ora, disse ad un frate di scrivere una lettera per Jacopa, per informarla della sua morte imminente, chiedendole di raggiungerlo alla Porziuncola. Ma per ispirazione divina la donna era già alla porta e portava con se gli oggetti che Francesco aveva chiesto per le sue esequie nella lettera: “un panno di color cinericcio, nel quale involgere il povero corpo del morente, e molti ceri, la sindone pel volto, un cuscino pel capo, e un certo cibo che al Santo piaceva (mostaccioli)”.
Dopo i funerali di Francesco“frate Jacopa” tornò a Roma per il breve tempo necessario a disporre gli affari familiari, poi tornò ad Assisi, dove trascorse il resto della vita vicino alla tomba del suo padre spirituale, in abito di povera e umile terziaria, dedicandosi alla penitenza e alle opere di carità. Morì l’8 febbraio 1239. Fu sepolta nella chiesa inferiore della Basilica di S. Francesco di Assisi, vicino all’altare che sovrasta la tomba del Poverello.

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