mercoledì 9 maggio 2012

Pietro viene a trovare Francesco stimmatizzato

Il 13 maggio il Santo Padre Benedetto XVI salirà al Santuario della Verna. Dopo la visita di Giovanni Paolo II del 17 Settembre 1993, ricorrenza delle Stimmate di San Francesco, questo è il secondo Papa che sale come pellegrino in nemmeno vent’anni.
 
Grande gioia e senso di riconoscenza animano i cuori di noi frati della Provincia Toscana delle Stimmate e soprattutto quelli della comunità alvernina per questo inestimabile dono per cui avremo l’occasione di accogliere il Pastore della Chiesa universale che viene per confermarci nella fede nel luogo dove, nel lontano 1224, un Francesco d’Assisi provato e stanco, in perenne ricerca del volto di Dio, da quello stesso Dio nella sua carne è stato toccato e nella fede in Lui confermato.
Le stimmate di Francesco sono insieme il segno vigoroso ed efficace di un Dio che per noi e per amor nostro ha dato la vita; è anche segno della possibilità, per chi ama veramente, di entrare in una dimensione più profonda della vita cristiana: in intima unione con la vita di Gesù crocifisso e risorto, già data dal Battesimo, fino alla Sua imitazione concreta e storica, per quanto lontana dall’originale ed imperfetta, per il bene dell’umanità. Quelle stimmate in qualche maniera significano anche le ferite dell’uomo contemporaneo che nonostante tutti i successi e i progressi scientifici ed economici, ha tuttavia ancora bisogno di un samaritano che di lui si prenda cura, gli fasci le ferite, lo porti in un luogo sicuro e tutto questo senza chiedere qualcosa in cambio.

L’identità spirituale del Golgota francescano è conservata gelosamente e premurosamente dai frati che, pur dimorando in altri conventi della Provincia minoritica Toscana ed oltre, si definiscono frati della Verna. Essere frate della Verna può significare tante cose ma forse oggi può significare più che altro mantenere vivo il desiderio di Dio nel cuore ferito dell’umanità di oggi.
Il Santuario, che accoglie tanti pellegrini durante l’anno, vuole palesarsi proprio come la locanda narrata nella parabola del Buon Samaritano, dove i frati, come tanti samaritani, sono inviati e mossi dal desiderio di fasciare le ferite delle donne e degli uomini del nostro tempo. Ferite di natura spirituale soprattutto, che invisibili ad occhio umano oppure troppo brutte e purulente per essere guardate e toccate, vengono però chiaramente e drammaticamente percepite nei cuori da chi soffre. I samaritani si sforzano di guardare anche lì dove altri non vogliono guardare e girano il volto dall’altra parte. I samaritani si allenano nella buona battaglia della carità apostolica, né peggiori né migliori degli altri: semplicemente perché toccati per primi dalla grazia di Dio e perché per primi soccorsi da quel Buon Samaritano che mai si stanca di lavare, curare e fasciare le ferite. Chi ama sa osservare e vedere la realtà celata agli occhi del corpo ma aperta agli occhi del cuore, nel Cuore trafitto e ferito di Cristo.
Noi frati della Verna accogliamo Sua Santità con calore e immensa gratitudine e gli chiediamo che ci confermi nel cammino percorso fin qui, che ci indichi nuove strade per il domani e perché no, anch’Egli sosti insieme a noi, seppur per un breve momento, in questa bella e accogliente locanda mistica che è il Santuario della Verna, tappa benefica di un lungo itinerario del cuore e della mente verso Dio, che qui si rivela Bellezza crocifissa e nella quale bramiamo d’immergerci in un’umile preghiera del cuore, certi soltanto così di poter incontrare il Signore Dio vivo e vero, sulla scia del poverello d’Assisi.

Nessun commento:

Posta un commento