venerdì 4 gennaio 2013



Pace e riconciliazione, 
il sogno dei cristiani mediorientali per il 2013

Anche in Medio Oriente, all’apertura del nuovo anno, i cristiani hanno pregato intensamente per la pace. L’omelia pronunciata dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, in occasione della Giornata mondiale della pace indetta dalla Chiesa cattolica il primo gennaio, ha avuto come fulcro proprio la pace in Terra Santa. «Il buon esito del voto all’Onu sulla Palestina come Stato non membro deve favorire la pace in tutta la terra di Cristo – ha detto monsignor Twal –. Sono del parere che tutti i mezzi per raggiungere la pace debbano passare per la giustizia e il dialogo, e mai attraverso la violenza. Papa Benedetto XVI ha ricevuto due settimane fa in udienza il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, e ha invitato le diverse parti in causa presenti in Medio Oriente al “coraggio della riconciliazione e della pace”. Commentando la sua visita in Vaticano, il presidente Mahmoud Abbas mi ha confidato la sua bella sorpresa nel costatare la gioia del Santo Padre per il voto a favore dello Stato di Palestina».


«Come non desiderare ardentemente la pace in Siria e la fine del blocco di Gaza! - ha continuato Twal -. Noi cristiani in Medio Oriente dobbiamo essere operatori di pace, strumenti di riconciliazione. Qui abbiamo il nostro posto. La nostra storia ci insegna l’importante e spesso indispensabile ruolo svolto dalle comunità cristiane nel dialogo interreligioso e interculturale. Per questo, si tratta di accogliere con gioia le iniziative che ci uniscono tra cristiani e ci danno più forza. Abbiamo deciso di celebrare quest’anno la Pasqua secondo il calendario giuliano. Gli anglicani e i luterani hanno aderito a quest’iniziativa. Mi auguro che un giorno gli ortodossi compiranno un passo coraggioso per celebrare il Natale secondo il nostro calendario gregoriano».
In Egitto la Chiesa copta ha celebrato in modo speciale l’ultimo dell’anno. Il giornale copto Al Watani riporta che papa Tawadros II ha partecipato a sorpresa alla veglia del 31 dicembre nella chiesa dei Due Santi, ad Alessandria; un tempio importante nella recente storia dei copti. Esattamente due anni fa, infatti, l’esplosione di una bomba vi trucidò 24 fedeli e ne ferì un centinaio, persone che vi si erano recate a pregare per la veglia di fine anno. Due settimane dopo la strage l’allora ministro dell’Interno, Habib al-Adly, annunciò che la bomba aveva come mandante un gruppo terroristico musulmano palestinese. Nel giro di pochi giorni scoppiò la rivoluzione che portò al rovesciamento del presidente Hosni Mubarak. Ad oggi i colpevoli non sono stati ancora assicurati alla giustizia».
Nel corso della sua omelia, papa Tawadros ha ricordato ai fedeli che la fine e l’inizio di un nuovo anno rappresentano un’occasione propizia per il discernimento, il pentimento e un nuovo inizio. Il patriarca copto ha anche ammonito i presenti a pregare con fede e a digiunare.
Anche l’Unione giovanile Maspero, un movimento di giovani copti, ha voluto ricordare la strage della chiesa dei Due Santi, organizzando la sera del 31 dicembre una fiaccolata silenziosa di giovani cristiani e musulmani, che sono intervenuti in gran numero. I partecipanti hanno cantato l’inno nazionale e hanno appeso una lunghissima bandiera egiziana tra la chiesa dei due Santi e la moschea che le sorge di fronte. «Non celebreremo il capodanno fino a quando la giustizia non sarà fatta e i responsabili non saranno presi», ha affermato in un discorso ai presenti Gamila Ismail, esponente politica dell’opposizione.
Proprio il giorno 30, tra l’altro, la comunità copta è stata colpita da un altro evento sanguinoso. Una bomba è esplosa in locali attigui alla chiesa copta della Vergine e di san Giorgio a Misurata, in Libia. A causa dell’esplosione due persone hanno perso la vita. La bomba è esplosa mentre i fedeli si trovavano in chiesa per partecipare  al consueto rito del Kiyahk che dura l’intera notte e termina con una messa. I sospetti, secondo il giornale Al Watani, si addensano intorno al Jihad islamico.
Anche il card. Bechara Rai, patriarca della Chiesa maronita, ha dedicato alla pace l'omelia della solenne messa celebrata a Bkerke, sede del patriarcato, il primo dell'anno. Facendo un implicito riferimento alla situazione libanese - così marcata dalle divisioni -, Rai ha sostenuto che «la pace in linea di principio si ottiene quando a tutte le comunità è garantito il bene. Ogni individuo o gruppo, sia religioso che culturale, - ha continuato il patriarca citando la lettera di Benedetto XVI per la giornata della Pace - è invitato a lavorare per la pace per lo sviluppo dell'uomo e della società». Il giorno precedente il patriarca, nel corso di una messa a cui ha partecipato anche il leader cristiano Michel Aoun, ha sottolineato che «è il momento di smettere di giocare con il destino dei cittadini e della patria» e ha fatto un appello alla riconciliazione e al dialogo, mettendo in guardia «contro la corruzione e il furto del patrimonio pubblico».

Fonte: www.terrasanta.net

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