lunedì 17 dicembre 2012



La preghiera semplice – un secolo di vita 
12 dicembre 1912 – 12 dicembre 2012



CHRISTIAN RENOUX, La prière pour la paix attribuée à saint François: une énigme à résoudre, préface du P. Willibrord-Christian van Dijk, Les Éditions Franciscaines [«Présence de saint François», 39], Paris 2001, pp. 209, euro 13,20 - ISBN 2-85020-096-4.

Recensione a un bel studio sull'origine e diffusione di tale preghiera 
di Pietro Messa

Prof. Pietro Messa
La piccola ma pregnante pubblicazione di Christian Renoux fa luce su uno scritto che tanto è diffuso, quanto è problematica la sua storia redazionale. Si tratta nientemeno che della preghiera per la pace attribuita a san Francesco d’Assisi, meglio conosciuta, almeno per il pubblico italiano, come «Preghiera semplice». Come è già esplicitato nel titolo, l’autore cerca di risolvere l’enigma di tale scritto attribuito a san Francesco.
Nel primo capitolo (pp. 13-20) egli esamina gli scritti di Francesco sia nelle raccolte manoscritte antiche, sia nelle edizioni critiche moderne per giungere alla conclusione che tale preghiera non vi figura assolutamente. Nel capitolo successivo (pp. 21-28) Renoux cerca di risalire al momento in cui è apparsa tale preghiera; essa compare per la prima volta nel numero di dicembre 1912 de La Clochette, una piccola rivista, espressione della Ligue de la Sainte-Messe, una pia associazione avente come finalità la diffusione della partecipazione alla Messa, soprattutto domenicale, tra i cattolici. Il fondatore di tale associazione fu un sacerdote della Normandia, Esther Auguste Bouquerel (1855-1923) il quale, in qualità di redattore de La Clochette, nel dicembre del 1912 pubblicò la nostra preghiera sulla medesima rivista definendola una Belle prière à faire pendant la Messe, probabilmente composta da lui stesso.
Nel terzo capitolo (pp. 29-39) viene approfondita l’opera del sacerdote Bouquerel in quanto figura determinante per la diffusione della nostra preghiera, al di là che sia stato lui o no l’autore della medesima. In Normandia egli esercitò diverse attività pastorali, tra cui anche in una comunità di francescani, e la sua prima opera, pubblicata nel 1889, fu un omaggio a una terziaria francescana. Ciò che caratterizzò la sua attività fu l’apostolato eucaristico e, soprattutto dal 1914, la preghiera a favore della pace; questo non era una novità se si considera che il papa Benedetto XV aveva chiesto per il 29 giugno 1918 di celebrare una Messa per implorare il dono della pace.
La preghiera «Signore, fa' di me uno strumento della tua pace» è stata portata nel 1912 alla conoscenza di 8.000 abbonati a La Clochette, tra i quali c’era il canonico Louis Boissey (1859-1932), anche lui appassionato alla preghiera per la pace ed editore di un bollettino, gli Annales de Notre-Dame de la Paix. Proprio in questo bollettino nel gennaio del 1913 pubblicò la preghiera stampata già nel 1912 da Bouquerel, lasciando invariato il titolo, Belle prière à faire pendant la messe, e indicandone l’origine, cioè La Clochette. Tramite questa seconda diffusione la preghiera viene conosciuta dal marchese della Normandia, Stanislas de la Rochethulon et Grente, presidente del Souvenir Normand, un’associazione che vantava tra l’altro legami con il Vaticano.
Proprio grazie a questi legami nel dicembre 1915 il marchese Stanislas de La Rochethulon inviò al Segretario di Stato vaticano, il cardinal Gasparri, una serie di preghiere per la pace da trasmettere al papa. Il 24 gennaio 1916 il cardinale rispose al marchese sottolineando l’interesse del papa soprattutto per le toccanti invocazioni al Sacro Cuore, in effetti consistenti nientemeno che nella Belle prière à faire pendant la messe con alcune varianti. Il 20 gennaio 1916 l’Osservatore Romano pubblicò la preghiera, con una traduzione italiana, preceduta dal titolo Le preghiere del «Souvenir Normand» per la pace, nella quale vennero introdotte altre varianti rispetto all’originale del 1912. Mediante l’Osservatore Romano la nostra preghiera ottiene una grande diffusione e viene ripresa da La Croix che la pubblica il 28 gennaio 1916. L’interesse per questa preghiera crebbe e monsignor Alexandre Pons la pubblicò assieme a una sua conferenza definendola «une prière très ancienne».
Dopo aver esaminato nel capitolo quinto (pp. 55-69) il modo con cui si diffuse la nostra preghiera, Christian Renoux affronta nel capitolo sesto (pp. 71-86) il problema dell’attribuzione a san Francesco. Tutto cominciò quando il cappuccino Étienne Benôit da Parigi pubblicò la preghiera dietro a una immaginetta intitolandola Prière pour la paix; la pubblicò dopo il 1916, probabilmente dopo il 1918, dietro a una immagine raffigurante san Francesco che sorregge la regola del Terz’Ordine. Nella stessa immaginetta viene scritto che questa preghiera riassume meravigliosamente la fisionomia esteriore del vero seguace di san Francesco. Ciò non meraviglia se si considera che proprio in quel tempo sempre più Francesco e Assisi diventavano simbolo di pace. Dagli anni 1920 la nostra preghiera diventa patrimonio non solo cattolico, ma anche protestante. Il Pastore Rambaud, in un lavoro di riconciliazione tra riformati francesi e tedeschi scopre la nostra preghiera e la diffonde in migliaia di esemplari in diversi paesi d’Europa, soprattutto in Svizzera e in Belgio. Essa è diffusa mediante carte postali con il titolo Prière des Chevaliers de la paix e con la menzione «Attribuée a St. François d’Assise». Quindi è nel mondo protestante che la nostra preghiera viene attribuita a san Francesco d’Assisi.
Ormai le porte sono aperte affinché tale preghiera acquisti un successo mondiale (capitolo settimo, pp. 87-110). Prima del 1925 ci sarebbe una traduzione inglese in Gran Bretagna, ma sicuramente dal 1936 compare in un libro di preghiere anglicano pubblicato a Londra, mentre dal 1945 si diffonde una traduzione del pastore protestante Delekat in Germania. Sempre nel 1945 la chiesa di Ginevra diffonde una nuova liturgia con al termine un’appendice di preghiere ecumeniche tra cui compare per il Medio Evo la nostra preghiera definita del XIII secolo e opera di Francesco d’Assisi.
Negli Stati Uniti e nel Canada conobbe una diffusione enorme, e alcuni francescani canadesi affermano che sarebbe stata letta nel 1945 al momento della conferenza di San Francisco da cui nacque l’ONU. Il primo febbraio 1946 il senatore Hawkes la presentò al Senato di Washington definendola come una «preghiera di san Francesco» e precisando che fu scritta nel 1226. Ormai tutti i testi attribuiscono tale preghiera a san Francesco e nel 1952 il pellegrinaggio di Pax Christi a Roma e Assisi adotta tale preghiera. Dagli anni cinquanta le edizioni francescane e DACA in Assisi iniziano a diffondere la nostra preghiera in varie lingue sulle cartoline e in questo modo si è letteralmente sparsa in tutto il mondo, senza che i francescani fossero allarmati da questa falsa attribuzione a san Francesco d’Assisi. Delle diverse versioni musicali è importante ricordare quella di Sebastian Temple nel 1967, eseguita il 6 settembre 1997 nell’abbazia londinese di Westminster al funerale della principessa Lady Diana.
Ormai essa è divenuta una preghiera universale (capitolo ottavo, pp. 111-125), fatta propria dal movimento gandiano di Lanza del Vasto, dal vescovo brasiliano Helder Câmara, dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Madre Teresa di Calcutta la considera come un programma spirituale dei Missionari della carità e la fece recitare nel 1979 quando a Oslo le fu assegnato il premio Nobel per la pace, mentre il vescovo anglicano sud-africano Desmond Tutu la considera parte integrante della sua devozione. Anche dei politici la citarono, come il primo ministro inglese Margaret Thacher il 4 maggio 1979 e il presidente Bill Clinton nel 1995, allorché accolse la visita di Giovanni Paolo II negli Stati Uniti.
Se è vero che il 27 ottobre 1986 Giovanni Paolo II, durante la giornata di preghiera e digiuno per la pace con tutti rappresentanti delle religioni, citò tale preghiera, è pure vero che la scelta di Assisi per quel raduno fu determinato in parte anche alla attribuzione a san Francesco di tale preghiera per la pace.
Nel capitolo nono (pp. 127-139) Renoux con rigore scientifico ricostruisce la modalità con il cui il testo è stato trasmesso, evidenziando in modo particolare le varianti più vistose.
Il testo di Christain Renoux si chiude con la domanda circa l’autore di tale preghiera attribuita a Francesco (capitolo decimo, pp. 141-160); altri prima di lui si sono posti tale domanda. Certamente esclusa la paternità di Francesco, essa ha qualche elemento in comune con uno dei detti del beato Egidio: «Beatus ille, qui amat et non desiderat inde amari; beatus, qui timet et non desiderat inde timeri; beatus, qui servit et non desiderat inde serviri; beatus qui bene se gerit de aliis et non desiderat, quod alii se bene gerant de ipso» [Dicta Beati Aegidii Assisiensis, Quaracchi 1905, p. 4].
La domanda rimane aperta, nella speranza soprattutto di trovare scritti personali di Bouquerel, l’autore più probabile del nostro testo.
La pubblicazione di Christian Renoux si conclude con la riproduzione di numerose varianti e traduzioni (pp. 173-196), un’ampia bibliografia (pp. 197-202), un duplice indice, dei nomi e istituzioni (pp. 203-208) e dei luoghi (pp. 209-210).
L’opera di Christian Renoux si può dire ben riuscita e mostra come la ricerca dell’origine di un determinato scritto, come nel nostro caso la preghiera per la pace attribuita a san Francesco, permette inoltre di comprendere lo sviluppo e l’affermarsi di alcune idee lungo la storia. Il testo di Christian Renoux è un bellissimo strumento anche per meglio comprendere le radici dello «spirito di Assisi».
  
Recensione pubblicata in: Frate Francesco 68 (2002), pp. 413-416.

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