lunedì 2 luglio 2012


UN CONTRIBUTO FRANCESCANO AL SUPERAMENTO DELL’ATTUALE CRISI ECONOMICA

Assisi - Sacro Convento - 19 giugno 2012

Convegno Economia: Frati Assisi, lavoro e onestà in nuovo dizionario


Intervento di Giancarlo Latti OFM, Economo generale

Carissimi fratelli e sorelle
prima di tutto il saluto tanto caro a Francesco: Che il Signore vi doni la Sua Pace !
San Francesco ancora oggi è un faro, un punto di riferimento per tante persone, in particolare giovani, per la scelta fondamentale che ha fatto di vivere con tutto se stesso il Santo Evangelo di nostro Signore Gesù Cristo, “sine glossa”. Questa è la più grande novità anche sociale, perché dall’uomo convertito a Cristo nasce la fantasia, la creatività, l’impegno a vivere i valori fondanti della persona umana, a mettere al centro del proprio pensiero, della propria azione, del proprio modo di vivere l’altro: Gesù Cristo e il fratello/sorella.
Così le scelte anche dei suoi seguaci nascono da un cuore nuovo, plasmato dalla grazia di Dio. La sola volontà forse non basta per rinnovare il cuore dell’essere umano. Si può crescere, camminare speditamente, ricercare, ma poi ad un certo, quando si tratta di rinunciare a se stessi e dare la vita per l’altro tendiamo a fermarci.
Ciò è un problema molto serio: pensare ad una economia che metta al centro la “persona umana”, che sappia togliersi di dosso la patina di egoismo e concentrarsi sull’altro è frutto di un cammino di vita e di novità interiore. Ma senza la novità del cuore sarà capace la società di cambiare ? Sarà capace di non ingannare più se stessa ed i suoi esseri umani ?
I seguaci di Francesco ci insegnano nel tempo alcuni elementi portanti che hanno accompagnato i cambiamenti economici epocali:
L’ASCOLTO - I fratelli a contatto con il popolo recepiscono i problemi, si mettono in ascolto della realtà non solo dei poveri ma anche della borghesia emergente, si incaricano di studiare il problema. L’operazione più semplice era quella di criticare, moralizzare i costumi, adeguarsi alla mentalità del tempo, invece si attivano a studiare per dare risposte possibili ai poveri, ai ricchi, ai mercanti, ai politici. Solo una grande capacità di ascolto rende possibile la risposta all’evolversi culturale e sociale nel tempo.  
LA LIBERTA’. Avendo scelto di vivere “sine proprio” acquisiscono una libertà da interessi personali o di gruppo che permette loro di creare e pensare a soluzioni geniali (monti di pietà, bene comune, la partita doppia etc…). Ciò è possibile per la libertà che hanno di fronte al denaro, al potere finalizzato all’utilità personale  o di gruppo. La loro scelta di povertà e di minorità li rendi liberi di pensare, studiare e dare risposte senza tener conto degli interessi dei pochi.
IL GRANDE AMORE PER L’UOMO. Dice San Bonaventura  nella Leggenda Maggiore cap. 9 “”..la pietà del cuore lo aveva reso fratello di tutte le creature, così la carità di Cristo lo rendeva ancor più intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del Creatore…”. Ogni uomo è fratello e sorella, ogni essere umano creato ad immagine di Dio è amato da Dio ed ha in sé parte del cuore di Dio. Crede fortemente nella potenzialità creativa dell’essere umano di avere pensieri e fare gesti di bene. Lui arriverà come Cristo a dare la vita per l’altro a donarsi gratuitamente e questo lo rende grande di fronte a Dio ed agli uomini. I nostri fratelli nel tempo dimostreranno sempre questa passione caritatevole verso ogni essere umano. Lo dimostreranno attraverso atti, studi, gesti di carità, disponibili a partire per i paesi poveri con grande spirito missionario e lavorare per dare stili di vita, organizzazioni sociali rispettosi di ogni essere umano.

Su queste basi fondamentali si instaura nel tempo l’azione dei francescani.
Ho letto in un articolo che alla fine del ‘300 un francescano ha espresso questa intuizione: “ L’elemosina aiuta a sopravvivere ma non a vivere perché vivere è produrre e l’elemosina non aiuta a produrre”. In questa frase trovo forte l’invito alla responsabilità personale e di gruppo, alla libertà delle persone ed al bene comune che produce felicità.
E dietro a questa intuizione si incominciano a definire dei concetti fondamentali su alcune tematiche come “uso delle cose e del denaro”, “proprietà” “utilizzo”, “possesso”, “bene comune”.
Questi nostri fratelli Individuano il peccato capitale che è “l’avarizia” accostandola a usura, simonia, accumulazione di beni a scopi non produttivi. E’ il peccato di chi pecca contro gli altri, accumula ricchezza per se stesso, non la fa circolare. L’avarizia è “peccato sociale”, che ha delle ricadute negative sull’altro, specialmente il povero. Ho letto che l’avarizia è il peccato per eccellenza e l’avaro identifica l’essere con l’avere; dice “io sono ciò che ho”; identificando il proprio essere con la ricchezza che viene sottratta agli altri e al bene comune.
San Bernardino da Siena nella seconda metà del 1400 dice che l’imprenditore per essere onesto deve essere dotato di 4 virtù: efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio. I guadagni che ne derivano sono la giusta ricompensa per il duro lavoro svolto e per i rischi corsi. Per contro condanna senza mezzi termini i ricchi, che invece di investire la ricchezza in nuove attività che danno lavoro e benessere ad altri, preferiscono prestare usura e strangolano la società anziché farla crescere. San Bernardino riteneva che la proprietà non appartenesse all’uomo quanto piuttosto fosse per l’uomo come strumento per ottenere un miglioramento sociale. Uno strumento che veniva da Dio e che l’uomo doveva meritare, applicare e far fruttare.
Mi domando oggi: è più importante una “finanza” che produce prodotti inquinati o una azienda che produce beni, valorizza l’uomo e ridistribuisce ricchezza ?.
Mi domando ancora: perché non si riesce ad uscire da questa visione economica attuale in cui si è assolutizzato il concetto di profitto e utilitarismo ed abbiamo dismesso in economia i concetti di “reciprocità”, “fraternità”, e “dono” ?.
 Ringraziando Dio vi sono alcuni studiosi che cercano di riproporre questi principi fondamentali per una società giusta, felice (è solo dando che noi riceviamo!) e responsabile.

Sembra strano che nel tempo i frati siano stati i fondatori o inventori di banche o che abbiano inventato sistemi contabili come la partita doppia, il bilancio di esercizio come ha fatto Fra Luca Pacioli nel ‘500. Ciò lo si può capire solo se comprendiamo che nel cuore di questi fratelli francescani c’era il desiderio di aiutare i poveri che non avevano accesso al credito o che lavoravano tutta la vita per ripagare interessi usurai o che venivano ingannati nei conti. Si vuole combattere la miseria, ridare dignità alle persone povere.
Questo è un altro fondamento della vita di Francesco e dei suoi fratelli. Francesco era solito dire: “chi tratta male un povero fa ingiuria a Cristo, di cui quello porta la nobile divisa, e che per noi si fece povero in questo mondo”, ed a un frate che fece un’allusione maligna su un povero che chiedeva supplicante l’elemosina  gli ordinò di spogliarsi di fronte al povero e di chiedergli perdono, baciandogli i piedi.
I poveri sono e saranno i nostri fratelli privilegiati e dobbiamo fare di tutto perché la povertà involontaria sia debellata, perché si crei una società più equa, una società non conflittuale, una società che sia capace di riconoscere in tutti il volto di Cristo e sappia amarlo.

Un’ultima considerazione: credo che nella finanza in particolare sia necessaria una purificazione del linguaggio. E’ necessario che il linguaggio sia comprensibile a tutti per poter fare delle libere scelte. Molte volte assistiamo che la persona è costretta ad affidarsi ad un intermediario per poter acquistare dei prodotti incomprensibili. Il linguaggio non deve essere ingannevole là viene presentato un prodotto in corpo 12 per gli eventuali vantaggi che ne derivano dall’acquisto e corpo 8 nella descrizione dei rischi e penali.

Vorrei terminare con la preghiera che il cardinale Giovanni Battista Montini nel 1958 ha recitato davanti alla tomba di San Francesco: “E’ possibile, Francesco, maneggiare i beni di questo mondo, senza restarne prigionieri e vittime? E’ possibile conciliare la nostra ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e l’amore ? E’ possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia e Madonna Povertà? O siamo inesorabilmente condannati, in forza della terribile parola di Cristo: è più facile che un cammello passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli?” Così insegnaci, così aiutaci Francesco, a essere poveri, cioè liberi, staccati e signori, nella ricerca e nell’uso di queste cose terrene, pesanti e fugaci, perché restiamo uomini, restiamo fratelli, restiamo cristiani”.



Nessun commento:

Posta un commento