lunedì 11 febbraio 2013



On line i manoscritti della Biblioteca Vaticana



Dopo due anni di lavoro, un primo gruppo di 256 manoscritti digitalizzati della Biblioteca Apostolica Vaticana, provenienti dal Fondo Palatino, sono disponibili in Rete sul sito della biblioteca papale, all’indirizzo http://www.vaticanlibrary.va/



Si tratta di una prima tappa di un progetto più ampio di digitalizzazione degli ottantamila manoscritti conservati nei suoi fondi che l’istituzione vaticana ha intrapreso nella fedeltà alla sua originaria vocazione umanistica, per accogliere le nuove possibilità offerte dalla tecnologia.


domenica 10 febbraio 2013


Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo:
«Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».
Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui,
per la pesca che avevano fatto;
così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone.
Gesù disse a Simone:
«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

Luca 5,8-10

San Pietro, Chiesa 'Domine Quo vadis', Roma


Al ver esto, Simón Pedro se echó a los pies de Jesús y le dijo:
«Aléjate de mí, Señor, porque soy un pecador».
El temor se había apoderado de él y de los que lo acompañaban,
por la cantidad de peces que habían recogido;
 y lo mismo les pasaba a Santiago y a Juan, hijos de Zebedeo, compañeros de Simón.
Pero Jesús dijo a Simón:
«No temas, de ahora en adelante serás pescador de hombres».

Lucas 5,8-10

San Pietro, Basilica di San Pietro, Vaticano


When Simon Peter saw this, he fell at the knees of Jesus and said,
"Depart from me, Lord, for I am a sinful man."
For astonishment at the catch of fish they had made seized him and all those with him,
and likewise James and John, the sons of Zebedee, who were partners of Simon.
Jesus said to Simon,
"Do not be afraid; from now on you will be catching men."

Luke 5,8-10

''Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini''.
Il bracci di Carlo Magno, Piazza San Pietro, Vaticano

sabato 9 febbraio 2013



Edith Stein

Una riflessione fenomenologica sulla

“Comunità” di ricerca

Convegno promosso dal Comune di Salice Salentino

in occasione della pubblicazione di



F. Alfieri, Die Rezeption Edith Steins.

Internationale Edith-Stein-Bibliographie 1942 – 2012.

Festgabe für M. Amata Neyer OCD,

Premessa di U. Dobhan OCD,

Prefazione di H.-B. Gerl-Falkovitz – A. Ales Bello,

Introduzione F. Alfieri OFM, Echter Verlag GmbH,

Würzburg 2012



Sabato 16 febbraio 2013

Comune di Salice Salentino 
Provincia di Lecce


venerdì 8 febbraio 2013



Il Vaticano II e la comunicazione

Una rinnovata storia tra Vangelo e società
di Mons. Dario Edoardo Viganò

La presentazione del libro si terrà 

Il 22 febbraio 2013 a Bari, alle ore 11.00



giovedì 7 febbraio 2013



«Il mio Francesco inventò il welfare»
Il terzo film sul santo di Assisi di Liliana Cavani

La magnifica ossessione. Dopo il film in bianco e nero del 1966, (con Lou Castel), alla vigilia della Contestazione generale. E quello dell'89, con un antieroe folle, sanguigno e candido, (Mickey Rourke), Liliana Cavani sta per realizzare un altro Francesco di Assisi.


Santo nel dipinto di Cimabue, carnale nel quadro di Caravaggio, ha attraversato 800 anni riuscendo a restare attuale: pace e rivoluzione insieme. E Liliana Cavani, nei Sessanta bollata come cattolica di sinistra dai comunisti ed estremista dai democristiani, nei '70 mandata al rogo dai benpensanti per il suo «scandaloso», superbo Portiere di notte, laica di origini e di pensiero, eppure da sempre alla ricerca dell'irrazionale - non per ricavarne risposte ma per percepire ciò che è impossibile spiegare sta per intraprendere un altro viaggio nel pianeta Francesco.

Come nasce questo film?

«Tutto comincia nel 1965, io avevo già realizzato documentari come La battaglia, Storia del Terzo Reich, e Angelo Guglielmi me ne propone uno su Francesco. Io ne sapevo poco e non ero entusiasta dell'idea quando leggo la biografia di Paul Sabatier, un libro all'indice, un romanzo che mi colpisce così tanto da chiedere a Guglielmi: perché non ci facciamo un film? Lui mi risponde che ha 30 milioni, convoca Leo Pescarolo per produrlo e il progetto prende piede. Da quel momento Francesco è diventato una materia infinita, più lo raccontavo più lo scoprivo, più avevo voglia di raccontarlo. Così sono arrivata al numero tre...».

L'ultimo tassello?

«Su Francesco si può tornare cento e mille volte. E' una figura straordinaria. Moderna. Illuminata. E' il precursore della Rivoluzione francese. Nel 1200 lui è già Liberté, Egalité, Fraternité. Solo che lui è un ribelle che lotta senza guerra, predicando Pace. Nella Commedia Dante scrive che è sposato con Madonna Povertà. Potrebbe essere il fondatore spirituale del welfare... ».

Un uomo libero?

«Quando il suo movimento si sviluppa, la Chiesa tenta di gestirlo, gli chiede regole. Lui non si sottrae. Lo fa. Ma resta libero».

In quale fase è il progetto?

«Sto rivedendo la sceneggiatura. Subito dopo penserò al cast, e verso giugno dovrei cominciare le riprese».

E' prodotto da Raicinema?

«Con partners internazionali. Oggi è difficile fare film in un Paese in cui sembra che la Cultura non sia una priorità, mentre tv e cinema sono la letteratura del XX secolo. Dovremmo copiare esattamente come sono le leggi francesi e applicarle. Ma nessuno lo fa...».

Questo terzo capitolo?

«Oggi che attraversiamo una crisi non solo nostra, ma globale, e il mercato è la questione centrale, oggi che sopravvive chi ha regole più adeguate, Francesco è ancora la chiave di volta. Francesco è il cambiamento. La rivoluzione e l'evoluzione spirituale e privata di ognuno di noi. E' il rifiuto dell'omologazione, alla dittatura. La sua era epoca di guerre continue - Ducato contro Ducato, le Crociate, ricchi contro poveri - alla quali in giovane età partecipò. Per poi capire che cercava altro. La sua è un'eredità immensa: Pace e Fraternità. Parole che sembrano stonare, mentre invece sono in perfetta sintonia con il presente».

Francesco chiamava sorella la morte...

«Vita e morte sono legate a filo doppio, non esiste l'una senza l'altra».

E dopo la morte?

«Vengo da una famiglia laica, con un nonno anarchico. Ho imparato l'inutilità di cercare risposte. Ci sono cose che non sapremo mai. Il che non significa che dobbiamo smettere di cercare, altrimenti saremmo ancora a prima di Galileo. Credo che vita e morte siano saldate come un anello. Il resto si può solo intuire...»

Micaela Urbano

Fonte: il Messaggero, Martedì 5 febbraio 2013, p. 21.