“Edith Stein. Una riflessione fenomenologica sulla
‘Comunità’ di ricerca”
Il convegno
Sabato 16 febbraio 2013, presso il centro polifunzionale
“Padre Benigno Perrone” di Salice Salentino, si è tenuto il convegno in
occasione della pubblicazione del volume di P. Francesco Alfieri, Die Rezeption
Edith Steins.
L’incontro, dal titolo “Edith Stein. Una riflessione
fenomenologica sulla ‘Comunità’ di ricerca”, ha inteso presentare l’intensa e
ricca opera di raccolta bibliografica realizzata da Alfieri in merito alla
vicenda umana e filosofica di Edith Stein, con particolare attenzione all’idea
di “Comunità di ricerca” che l’ha ispirata.
Il convegno si è aperto con l’introduzione di Alessandro
Ruggeri, assessore alla Cultura del Comune di Salice Salentino, che ha
sottolineato l’importanza di eventi come questi per mantenere alto e vivo il
livello culturale di una comunità cittadina. Dopo una breve introduzione sulla
fenomenologa Edith Stein e sul valore che la parola stessa “fenomenologia”
suggerisce – al fine di tornare a vedere con occhi diversi l’essenza stessa
delle cose che nella vita di tutti i giorni sparisce dietro i pregiudizi – ha
presentato l’opera e la figura di Alfieri.
A seguire il saluto del sindaco del Comune di Salice
Salentino, Giuseppe Tondo, il quale ha ringraziato P. Francesco Alfieri per l’eccezionalità
della sua persona e l’impegno attivo nell’ambito della ricerca e degli studi
filosofici.
L’Assessore alla Cultura ha quindi ripreso la parola e ha dato
il via ai successivi interventi di Francesco De Stefano (Università degli Studi
di Macerata) e Nicola Salato (Università degli Studi di Napoli Federico II).
La relazione di De Stefano ha tratteggiato un confronto tra
il concetto di “Comunità” in Edith Stein e la riflessione di Friedrich
Nietzsche riguardante il tema della “Verità”, sottolineando come entrambi gli
autori possano offrire degli spunti positivi per la realizzazione teorica e
pratica di un orizzonte comunitario di ricerca scientifica. Confronto, dialogo
e compartecipazione i tre temi toccati da De Stefano per la formulazione del
parallelo tra i due autori, presentato a partire dal presupposto che ogni
indagine non può mai essere esclusivamente individuale, ma deve mirare a favorire
la moltitudine di prospettive di cui la ricerca necessita per potersi dire “veritiera”.
Proprio in questo senso, dall’opera bibliografica di Alfieri si coglie
l’intento di far dialogare più voci in merito alla stessa persona e ad un unico
pensiero come nel caso specifico di Stein. “Comunità” come insieme di verità
singole, individuali che confluiscono solo successivamente, attraverso il dialogo, nella Verità. La
“Comunità” nell’orizzonte di Stein viene a delinearsi come fine in sé tramite
il quale si perviene alla costituzione di un’anima comunitaria che lega gli
individui ad uno scopo condiviso. Ad agire non è più il singolo ma è la
comunità stessa che agisce attraverso il singolo; questo non vuol dire che
all’interno della dimensione comunitaria vengono meno le individualità singole,
le quali al contrario vengono mantenute e onorate proprio in favore dello scopo
comune. Con questa idea di “Comunità” il parallelo con Nietzsche sembrerebbe
non emergere in modo così spontaneo; il filosofo tedesco, infatti, come noto,
tende a preferire le individualità singole e non la “massa” che egli vede
spersonalizzante e dispersiva delle potenzialità di ognuno. De Stefano
tuttavia, partendo dal confronto con gli scritti giovanili dell’autore,
sottolinea come in questi sia presente in maniera strutturale il rapporto tra
individuo e comunità. Per Nietzsche l’individuo fa parte di una comunità perché
condivide con gli altri membri appartenenti ad essa la stessa cultura, come
orizzonte di senso, principi e valori che delineano una medesima verità. Ogni
cultura è portatrice dunque di una verità – con la v minuscola – che unite
insieme danno vita a quella Verità – con la V maiuscola – che è il risultato tipico della
stessa ricerca comunitaria. Solo attraverso il confronto si può tendere a
quella Verità “assoluta”, mai pienamente raggiungibile.
Il secondo intervento, di Nicola Salato, si è invece
soffermato sulla riflessione fenomenologica di Edith Stein, con particolare
riguardo alla dimensione della “Comunità”, evidenziando come quest’ultima
emerga efficacemente dal volume di Alfieri, il quale sostiene ad introduzione
del suo volume che gli scritti steiniani possono essere compresi solo
all’interno di una dimensione comunitaria. L’intervento di Salato ha
approfondito l’aspetto teologico della Stein partendo dal considerare la
“Comunità” come spazio che concretizza la relazione interpersonale. Valore
oggettivo della ricerca della Verità è quello che contempla l’azione
comunitaria. Vivere in comunità significa in buona misura veder agire gli altri
e agire con loro, ma soprattutto, scrive Stein, significa aiutare gli altri a
formarsi, entrando in relazione attraverso quella via preferenziale che è l’empatia,
proprio come avviene oggi per la
Chiesa attraverso Cristo. Il rapporto puramente spirituale tra
persone è dunque possibile, e sarà proprio questo il successivo ambito di
ricerca di Stein. Una comunità come quella ecclesiastica in cui la condivisione
della vita avviene in ogni suo aspetto, compresa la morte, appare quindi come
concretizzazione della visione comunitaria di Stein. A chiusura del suo
intervento Salato ha ricordato l’importanza dell’opera magistrale di Alfieri
come punto di riferimento per tutti gli studiosi di Stein.
Dopo gli interventi dei relatori invitati, ha preso la
parola P. Francesco Alfieri, in quale ha sottolineato come il pensiero e l’azione
non debbano fermarsi alla concretizzazione del bene quotidiano, ma devono confluire
alla piena realizzazione di quella “Comunità” di ricerca che Stein, con tanta
difficoltà, creò all’interno della scuola di Husserl. Alfieri ha rimarcato come
la stesura del suo libro lo abbia portato ad una fitta rete di relazioni che
oggi lo fanno credere con fede nella comunità di ricerca in quanto ambito nel
quale ogni persona investe quella parte della Verità che vede. La meraviglia
dell’azione comunitaria è il rifiuto della sclerotizzazione dello sguardo
autoreferenziale e la ricerca della verità parte proprio da quella domanda che
Pilato pose a Gesù chiedendogli, appunto, che cosa fosse la Verità. Gesù non
rispose poiché la verità era Lui stesso, risiedeva in Lui e così risiede oggi
in occhi e animi innamorati della ricerca. Stein fu una donna tre volte
discriminata: perché donna, perché ebrea e successivamente perché cristiana, ma
oggi viene riportata alla luce non solo attraverso la vastità della sua opera,
ma anche grazie all’attualità del suo pensiero. Noi siamo chiamati a non essere
una massa spersonalizzata, ma una comunità nella quale ognuno risiede con la
propria persona e con la propria specificità. L’essenza stessa della “Comunità”
è dunque la preservazione delle differenze come valore aggiunto.
A seguire, il breve quanto incisivo intervento dell’Editore
Giuseppe Laterza, il quale ha sottolineato l’importanza della pubblicazione di
opere come quella di Alfieri che nonostante provengano da un ambito bistrattato
e sottovalutato come quello filosofico, riportano invece alla riflessione del
singolo, sul singolo.
L’assemblea si è poi aperta agli interventi dei
numerosissimi partecipanti che con la loro presenza hanno incarnato l’importanza
che riflessioni come quelle di Stein rivestono ancora oggi, occupando un posto
d’ascolto privilegiato. La sensazione è stata di trovarsi in un luogo, in una
Comunità che in quel momento si stava interrogando sulle tematiche più attuali
della contemporaneità cui apparteniamo, partendo dal pensiero di una donna che
nel concetto e nella Verità dell’azione comunitaria ha creduto e con la quale
si è sempre misurata. La Verità,
come ha ricordato P. Francesco Alfieri, appartiene alla Comunità, per cui
nessuno può alzarsi e dire “io dico la Verità”, ma ognuno dovrebbe mettersi in ascolto
dell’altro. Condividere pensieri ed esperienze può portare al fondamento di
quella Comunità che già ci appartiene e della quale forse abbiamo dimenticato
l’importanza. Recuperare quindi il valore dell’unicità di ognuno come sintomo
del vivere insieme.
In conclusione si è proceduto con il conferimento, da parte
del Sindaco Giuseppe Tondo, del “Sigillo del Comune di Salice Salentino” a P. Francesco
Alfieri, che ha chiuso il convegno con un accorato saluto, ringraziando
singolarmente tutti coloro che hanno partecipato all’evento.
Motivazione per il Conferimento del “Sigillo del Comune di
Salice Salentino”
“Il Comune di Salice Salentino ringrazia e rende onore al
Prof. P. Francesco Alfieri OFM per il contributo intellettuale e per la sua
vocazione francescana. Due ambiti indissolubilmente legati tanto da arricchire
tutte le persone che si accostano a Lei. Per il servizio che in questi anni
l’hanno vista impegnata per il bene di Salice Salentino mi pregio di conferirLe
il Sigillo del Comune di Salice Salentino”
Dott.ssa Giorgia Accoroni
Università degli Studi di Macerata
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