Jacopa dei Settesoli
Basilica di S. Francesco - Assisi |
Francesco d’Assisi, quando morì, alla Porziuncola, il 3 ottobre 1223
ebbe accanto, oltre ai frati, anche una donna: Jacopa dei Settesoli o
Settesogli definita da Tommaso da Celano, biografo di San Francesco «…famosa
per nobiltà e per santità nella città di Roma, aveva meritato il privilegio di
uno speciale amore da parte del Santo» (Celano, Trattato dei Miracoli, n. 37).
Jacopa - o Giacoma o Giacomina - nacque intorno al 1190 da una famiglia di
origine normanna fu coniugata con il nobile romano Graziano Frangipane del ramo
dei Settesoli, un’antica e potente famiglia romana. Dal loro matrimonio erano
nati due figli, Giacomo e Giovanni (che ricoprirono il ruolo di senatori di
Roma).
Il coniuge Graziano, morto prematuramente, affidò alla propria vedova
l’amministrazione dei numerosi castelli e dei possedimenti sparsi per tutta la
città e la circostante campagna.
Quando, nel 1209, i Penitenti di Assisi si recarono a Roma, per
ottenere dal papa l’approvazione della loro "Regola", la lunga
permanenza nell’"Urbe" li obbligò a bussare ripetutamente a molte
porte, tra le quali quella del palazzo dei Settesoli-Frangipane. Donna
Jacopa li accolse con gentilezza e generosità. Le ripetute visite, i colloqui
con Francesco diedero vita ad una solidissima amicizia, che fece del palazzo
della nobildonna, rimasta vedova tra il 1210 e il 1216, la “casa dei
frati”. Da allora, Jacopa dei Settesoli divenne la più valida
collaboratrice del nascente "Ordine francescano" nella città dei
Papi.
Attiva e risoluta, devota e affettuosa nei confronti dei francescani,
Jacopa venne chiamata da Francesco: “frate Jacopa”. Nonostante avesse
l’opportunità di vivere lussuosamente, ella seguì il modello di perfezione
suggerito dal poverello d’Assisi, conducendo una vita austera e mettendo a sua
disposizione i suoi beni ed il suo potere.
Quando Francesco sentì avvicinarsi la sua ultima ora, disse ad un frate
di scrivere una lettera per Jacopa, per informarla della sua morte imminente,
chiedendole di raggiungerlo alla Porziuncola. Ma per ispirazione divina la
donna era già alla porta e portava con se gli oggetti che Francesco aveva
chiesto per le sue esequie nella lettera: “un panno di color cinericcio, nel
quale involgere il povero corpo del morente, e molti ceri, la sindone pel
volto, un cuscino pel capo, e un certo cibo che al Santo piaceva
(mostaccioli)”.
Dopo i funerali di Francesco“frate Jacopa” tornò a Roma per il breve
tempo necessario a disporre gli affari familiari, poi tornò ad Assisi, dove
trascorse il resto della vita vicino alla tomba del suo padre spirituale, in
abito di povera e umile terziaria, dedicandosi alla penitenza e alle opere di
carità. Morì l’8 febbraio 1239. Fu sepolta nella chiesa inferiore della
Basilica di S. Francesco di Assisi, vicino all’altare che sovrasta la tomba del
Poverello.
Fonte:
http://www.assisiofm.it
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