L'omelia del Cardinale
Carlo Caffarra
nell 3000 Ottavario
in onore di S. Caterina da Bologna
da giovedì 8 a venerdì 16 marzo
Diamo inizio con questa solenne
celebrazione eucaristica all’Anno cateriniano, durante il quale, prendendo
occasione e dal trecentesimo
anniversario della sua canonizzazione [1712] e dal sesto centenario della sua nascita [1413], desideriamo vivere
un incontro profondo colla santa.
1. Vorrei proprio iniziare, cari fratelli e sorelle, da una
verità della nostra fede, che noi proclamiamo nel Simbolo, quando diciamo:
«Credo … la comunione dei santi».
Il
Concilio Vaticano II ci dona un insegnamento profondo al riguardo: «non
veneriamo la memoria dei santi solo a titolo di esempio, ma più ancora perché
l’unione di tutta la Chiesa nello Spirito Santo sia consolidata dall’esercizio
della carità fraterna. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono
in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci
unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la
grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio» [Lumen gentium 80].
Esiste
dunque una misteriosa ma reale vita in comune che noi condividiamo coi santi:
la vita di Cristo in noi è la stessa vita che è in loro. Nulla è più
meraviglioso di questa condivisione operata in noi e nei santi dallo Spirito
Santo, che fa una sola vita di tutti.
Il
rapporto fra ciascuno di noi e i santi è molto più profondo del rapporto cogli
uomini e donne con cui convivo nella stessa città. La Chiesa celebra i suoi
santi perché l’unione viva con loro è la sua stessa vita.
L’incontro
con Caterina, che cercheremo più profondamente questo anno, ci aiuti ad avere
un senso più perspicace del mistero della Chiesa.
2. Ma Caterina appartiene a quella compagine di santi e sante
che la teologia cattolica indica col nome di mistici. Caterina è stata una mistica. Chi sono? che cosa
significa? perché alcuni santi sono chiamati in questo modo?
La
prima cosa da non fare, cari
fratelli e sorelle, è quella di legare al fatto del misticismo cattolico fatti
ed esperienze fuori dell’ordinario, preternaturali. La mistica cristiana non è
questo. Che cosa allora?
Mediante
la fede, ogni discepolo del Signore, ognuno di noi, attinge la realtà in cui
crede; pone in essere un rapporto reale con la realtà in cui crede: la S.S.
Trinità, la divina persona di Gesù, Verbo fatto carne, la sua reale presenza
nell’Eucarestia [ … ]. Come esiste questo mondo nel quale siamo nati, nel quale
viviamo, dal quale colla morte usciremo, così esiste il mondo della fede, la
realtà di cui solo la fede è la porta di ingresso. E il mondo della fede è
molto più consistente dell’altro.
Il
mistico è colui che ha portato ad una perfezione tale quella stessa fede che è
in ognuno di noi, che per lui il mondo della fede è la realtà in cui vive
abitualmente, nell’intima comunione col Padre in Cristo per opera dello Spirito
Santo.
Da
tutto questo deriva una conseguenza assai importante. Il mistico, cioè colui
che ha avuto il dono di una fede portata alla perfezione, diventa guida di
tutti i suoi fratelli e sorelle: colla sua stessa presenza e, non raramente
come anche nel caso di Caterina, coi suoi scritti.
È
guida perché ci sveglia dall’ipnosi del mondo sensibile; perché è l’indicazione
permanente che, come ci insegna l’Apostolo, «passa la scena di questo mondo» [1
Cor 7, 31]. «ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» [1Gv 2, 17].
Il
mistico ci ricorda la vera condizione della persona umana: ostaggio del tempo,
cittadino dell’eternità.
Caterina,
da questo punto di vista, è la coscienza critica della nostra città, la quale
se perde di vista il suo approdo ultimo, non può che essere consegnata ad ogni
tempesta.
3. Caterina infine è una donna: appartiene a quella
straordinaria schiera di mistiche che hanno segnato la storia della Chiesa e
della civiltà, come Angela da Foligno, Caterina da Siena, Teresa d’Avila,
Maddalena de’ Pazzi, Teresa del Bambino Gesù, per limitarmi a qualche nome.
Esiste qualcosa che le accomuna così che si possa parlare di una presenza
propriamente al “femminile” nella vita della Chiesa da parte di queste mistiche?
Ai
piedi della Croce, sulla quale il corpo fisico di Gesù era devastato dalla
sofferenza, c’erano Maria ed alcune donne. Furono loro a prendersene cura dopo
che fu staccato dal legno.
“Prendersi
cura” del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa, forse è questo il grande
carisma di ogni mistica: pensiamo alla situazione della Chiesa al tempo di
Caterina da Siena. Elle se ne prese cura. Pensiamo alla condizione storica di
Bologna e allo spezzarsi definitivo dell’unità colla caduta di Costantinopoli:
di esse Caterina ebbe visioni profetiche.
L’unione
del mistico col Cristo è così profonda che egli in Lui e con Lui assume su di
sé tutto il mondo, tutto il peccato e le divisioni del mondo. Dimorando nel
Cuore di Cristo, diventa cittadino del mondo intero.
La
donna-mistica, che vive questa cittadinanza, la vive nel suo “prendersi cura”:
prendersi cura di ogni miseria, in Cristo.
Cari
fratelli e sorelle, ringraziamo e lodiamo il Signore per aver dato Caterina
alla nostra città. Ci ottenga di entrare veramente attraverso la porta della
fede nel mondo che non passa, di passare dalle ombre alla Realtà. Così sia.
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