Beatificazione dei Venerabili
Servi di Dio
Federico Bachstein e XIII Compagni
Repubblica Ceca, Praga,
sabato 13 ottobre 2012
Oggi è stata la prima
beatificazione di quelle annunciate nel corso dell’ “Anno della Fede”.
Rappresentante del Santo Padre è stato il Cardinale Angelo Amato, SDB, Prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi.
Martiri francescani
di Giovan Giuseppe Califano
Postulatore generale
dell’Ordine dei Frati Minori
Nella sua lunga storia
l’ordine dei frati minori è stato più volte ritenuto degno della «beatitudine»
della persecuzione. Risale al 1220 — vivente san Francesco — il martirio in
Marocco di frate Berardo e dei suoi cinque compagni, venerati con il titolo di
protomartiri francescani e ricordati dal calendario liturgico il giorno 16
gennaio. Da allora una schiera innumerevole di frati, nelle varie epoche e alle
varie latitudini del mondo, ha suggellato con il sangue la sua fedeltà al
Vangelo e alla Chiesa. In questo lungo elenco, che culmina cronologicamente con
i beati martiri francescani del xx secolo, viene oggi inserito il nome di
Federico Bachstein e dei suoi tredici compagni, frati minori del convento di
Santa Maria della Neve di Praga, uccisi in odium fidei il 15 febbraio 1611.
Ricordiamo le movimentate circostanze che fanno da sfondo a questo doloroso e
glorioso evento. Nel 1604, all’epoca dell’imperatore Rodolfo ii d’Asburgo, i
francescani si stabilirono nel diruto convento un tempo appartenuto ai
carmelitani. Portarono con loro l’eredità della vocazione di san Francesco, al
quale Cristo parlando dalla croce aveva detto: «Francesco, va’ e ripara la mia
casa che, come vedi, è tutta in rovina». Difatti, intorno all’anno 1610,
avevano già riedificato il convento e la chiesa. E tuttavia, come era avvenuto
per il santo di Assisi, questo invito non poteva riferirsi solo all’edificio in
quanto tale, ma alla Chiesa di Cristo, tanto ferita proprio in quegli anni in
cui il Signore aveva chiamato quei frati.
Infatti quei religiosi
esercitavano il ministero della predicazione, amministravano i sacramenti,
visitavano gli infermi, conducevano processioni, in un ambiente dove la
maggioranza dei cristiani aderiva a confessioni non cattoliche. L’esempio della
loro vita evangelica, povera e lieta, determinava il ritorno di molti fratelli
alla Chiesa cattolica. Accadeva talvolta che andando per strada o alla questua
ricevevano ingiurie, venivano maltrattati e minacciati per la loro
testimonianza di fede.
Il giorno 15 febbraio 1611
l’esercito di Leopoldo d’Asburgo irruppe nella città di Praga, allo scopo di
consolidare il dominio dell’imperatore cattolico. Quando le truppe giunsero ad
occupare la parte della città detta Mala Strana, la tensione cresciuta
sull’altra riva della Moldava e lo spavento dei cittadini che si ritiravano di
fronte all’esercito, esplose in manifestazioni di radicalismo che sfociarono
nell’aggressione e nel saccheggio di alcuni conventi cattolici fino a giungere,
in qualche caso, alla crudele strage. La vittima più illustre dell’eccidio fu
proprio la comunità dei francescani, formata dai frati di varie parti
dell’Europa. Ecco i loro nomi, la loro provenienza e il loro stato di
religiosi: padre Federico Bachstein, sacerdote, boemo; padre Giovanni Martinez,
sacerdote, spagnolo; padre Simone, sacerdote, francese; padre Bartolomeo
Dalmasoni, sacerdote, italiano; fra Girolamo dei conti Arese, diacono, italiano;
fra Gaspare Daverio, suddiacono, italiano; fra Giacomo, chierico, tedesco; fra
Clemente, chierico, tedesco; fra Giovanni, novizio chierico, boemo; fra
Cristoforo Zelt, fratello laico, olandese; fra Giovanni Didak, fratello laico,
tedesco; fra Emanuele, fratello laico, boemo; fra Giovanni Bodeo, fratello
laico, italiano; fra Antonio, novizio laico, boemo. Il crimine fu unanimemente
deplorato più tardi tanto da parte dei cattolici che dei protestanti. Nella
lettera indirizzata a tutti i fedeli in occasione della beatificazione i
vescovi della Conferenza Episcopale ceca ricordano che la memoria di
quell’evento deve aiutare a una più profonda comprensione delle ferite storiche
nella convivenza tra cristiani di varie confessioni e di varie culture, e al
risanamento di esse. «In questo luogo santificato dal sangue dei martiri —
scrivono i presuli della Repubblica Ceca — si addice lo spirito ecumenico, cioè
la sollecitudine di promuovere ciò che unisce, non ciò che divide. Nello stesso
tempo, l’evento della beatificazione deve essere accompagnato dallo spirito di
questa mutua accoglienza. Per la Chiesa della Boemia e Moravia questa
beatificazione, celebrata solo due giorni dopo l’apertura dell’Anno della fede,
è un evento spirituale davvero significativo. Attraverso la testimonianza di
questi beati si offre ai nostri occhi l’esempio prezioso della fedeltà alla
purezza della fede».
Vedi anche: L'Osservarore Romano, 13 ottobre 2012, p. 11
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