Santa Rosa da Viterbo in lingua tedesca
di Anna Maria Valente Bacci
Una parte del libro che descrive il contenuto della vita di
santa Rosa da Viterbo che è stato oggetto di studio del giovedì 17 gennaio 2013
presso Pontificia Università Antonianum
Il testo tedesco su santa Rosa si compone principalmente di
due parti, che è importante distinguere soprattutto per il loro differente
rapporto con le fonti latine note.
La prima, alle pp. 127-140 del codice, concerne gli eventi
riguardanti il periodo della sua vita che va dalla nascita, avvenuta nel
1233-1234, fino al soggiorno a Vitorchiano con il relativo prodigio, ivi
compiuto, della guarigione della cieca Delicata. Questa parte si basa
fondamentalmente sulla Vita S. Rosae Viterbiensis nota come Vita II, una
redazione latina anonima dei primi decenni del secolo XV considerata, come già
si avrà modo di vedere, la fonte primaria delle successive biografie della
santa. In essa sono narrati gli episodi, ricorrenti in quasi tutte le versioni
pervenute, che descrivono: la nascita di Rosa a Viterbo da genitori di modesta
condizione; la manifestazione della santità fin dalla fanciullezza; la sua
grave malattia; la visione di alcune anime di morti a lei sconosciuti;
l’apparizione della Madonna, che l’esorta a rivestire l’abito della penitenza
ed a sottoporsi alla tonsura; l’apparizione di Gesù Cristo crocifisso, che la
induce a meditare sulla Passione ed a condurre una vita di dura penitenza; la
predicazione contro gli eretici; la condanna all’esilio; la visione di un
angelo, latore di un messaggio profetico; la morte dell’imperatore Federico II;
la guarigione miracolosa della cieca Delicata.
La seconda parte, alle pp. 140-145, racconta fatti accaduti
dopo il rientro di Rosa dall’esilio e descrive alcuni miracoli post mortem a
lei attribuiti. Qui accanto a pochi elementi presenti nella Vita II se ne
registrano altri nuovi, con divergenze che ne modificano parzialmente la
struttura e che contraddistinguono la leggenda tedesca da qualsiasi altro testo
noto. I tratti innovativi più rilevanti riguardano: il cenno alle opere di
misericordia compiute da Rosa; l’elencazione di miracoli generici di tipo
neotestamentario avvenuti per intercessione di santa Rosa, al suo rientro a
Viterbo dall’esilio e dopo la traslazione del suo corpo nel monastero delle
clarisse; la citazione di un certo numero di epiteti, che si susseguono come
litanie, per esaltare le virtù, quei meriti grazie ai quali Rosa è assurta a
patrona di numerose categorie di persone; l’esortazione a pregare santa Rosa,
patrona dell’Ordine francescano; la narrazione di alcuni miracula post mortem;
un breve, ulteriore cenno ad alcuni eventi salienti della vita della santa ed
alle doti da lei manifestate in vita; una conclusio, con due suppliche: la
prima rivolta alla “figlia del padre Francesco” e la seconda alla Trinità.
Testo tratto da: Anna Maria Valente Bacci, Una leggenda
tedesca di Santa Rosa (secolo XV). Codex sangallensis 589, Centro Studi
Santa Rosa di Viterbo (Studia, 1), Viterbo 2012, pp. 35-36.
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