Il contributo intellettuale di Angela Ales Bello
nella
promozione della figura di Edith Stein
di P. Francesco Alfieri, OFM
Pontificia Universitas Lateranensis
Università degli Studi Bari
Il Convegno in onore della Prof.ssa Angela Ales Bello,
promosso dalla Pontificia Universitas Lateranensis il 15 novembre 2012, ben si
concilia con le celebrazioni per i 70 anni dalla morte di Edith Stein
(1942-2012).
L’attività intellettuale svolta in tutti questi anni dalla
Prof.ssa Angela Ales Bello ha permesso di “ricollocare” a pieno titolo la
figura di Edith Stein all’interno del panorama culturale del Novecento. Questo
si è potuto realizzare grazie al meticoloso lavoro di traduzione delle opere
della Pensatrice tedesca e alle numerose pubblicazioni che hanno fatto sì che
spontaneamente si venisse a costituire una “comunità di ricerca”: oggi
identificata come “scuola romana”, presieduta dalla Prof.ssa Angela Ales Bello.
È il contesto comunitario la chiave interpretativa per
meglio accostarsi alle indagini di Edith Stein. L’Autrice, infatti, essendosi
formata alla scuola del fondatore della fenomenologia, Edmund Husserl, aveva
ben compreso che una rigorosa indagine va compiuta servendosi proprio
dell’apporto di “molti”. Questa impostazione metodologica, oltre ad evitare il
rischio di una sterile autoreferenzialità, è richiesta dalla “complessità” dei
fenomeni che si “manifestano” allo sguardo del ricercatore. In questa direzione
possono essere riletti gli sforzi compiuti da Edith Stein nel rifondare
un’antropologia che sia in grado di restituire alla persona dei percorsi
formativi che lo aiutino a ricomporre in maniera armonica la “Relazione” con se
stesso, con gli altri, e con Dio.
Questa “urgenza” educativa può essere affrontata grazie
all’ausilio di “molti” i quali, mettendo al servizio le proprie competenze,
contribuiscono a restituire una piena dignità alla persona, molto spesso
lacerata dall’incapacità di ricomporre tutte le sfere del proprio essere verso
un’unità armonica.
Il guadagno che possiamo ricavare dalle indagini di Edith
Stein è rintracciabile in un nuovo itinerario di ricerca da percorrere insieme,
il quale è rivolto in primo luogo a se stessi, ma poi anche agli “operatori”
che lavorano in ambito educativo. “Vita” e “ricerca” diviene, così, un binomio
inscindibile. La ricerca intellettuale non può prescindere da una stile di vita
umano e cristiano; potrei aggiungere che proprio lo stile di vita diviene il
luogo privilegiato che dà pieno valore e credibilità alla ricerca
intellettuale.
L’itinerario esistenziale diviene la chiave interpretativa di ogni ricerca intellettuale, come lo è stato per Santa Edith Stein. Questo ha fatto sì che anche l’ambito cinematografico, grazie al contributo della regista Márta Mészáros, abbia voluto mettere in scena con il film La settima stanza il legame che intercorre tra vita e ricerca intellettuale nell’itinerario compiuto da Edith Stein. Nell’ambito del Convegno, una chiave interpretativa di questo itinerario è stata offerta dal Prof. Dario Viganò con il suo intervento dal titolo: Riflessioni in margine a La settima stanza di Márta Mészáros.
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