UN
CONTRIBUTO FRANCESCANO AL SUPERAMENTO DELL’ATTUALE CRISI ECONOMICA
Assisi - Sacro Convento - 19 giugno 2012
Convegno Economia: Frati Assisi, lavoro e onestà in nuovo dizionario
Intervento di Giancarlo Latti OFM, Economo generale
Carissimi fratelli e sorelle
prima di tutto il saluto tanto caro a Francesco: Che il Signore vi doni
la Sua Pace !
San Francesco ancora oggi è un faro, un punto di riferimento per tante
persone, in particolare giovani, per la scelta fondamentale che ha fatto di
vivere con tutto se stesso il Santo Evangelo di nostro Signore Gesù Cristo,
“sine glossa”. Questa è la più grande novità anche sociale, perché dall’uomo
convertito a Cristo nasce la fantasia, la creatività, l’impegno a vivere i
valori fondanti della persona umana, a mettere al centro del proprio pensiero,
della propria azione, del proprio modo di vivere l’altro: Gesù Cristo e il
fratello/sorella.
Così le scelte anche dei suoi seguaci nascono da un cuore nuovo,
plasmato dalla grazia di Dio. La sola volontà forse non basta per rinnovare il
cuore dell’essere umano. Si può crescere, camminare speditamente, ricercare, ma
poi ad un certo, quando si tratta di rinunciare a se stessi e dare la vita per
l’altro tendiamo a fermarci.
Ciò è un problema molto serio: pensare ad una economia che metta al
centro la “persona umana”, che sappia togliersi di dosso la patina di egoismo e
concentrarsi sull’altro è frutto di un cammino di vita e di novità interiore.
Ma senza la novità del cuore sarà capace la società di cambiare ? Sarà capace
di non ingannare più se stessa ed i suoi esseri umani ?
I seguaci di Francesco ci insegnano nel tempo alcuni elementi portanti che
hanno accompagnato i cambiamenti economici epocali:
L’ASCOLTO - I fratelli a contatto con il popolo recepiscono i problemi,
si mettono in ascolto della realtà non solo dei poveri ma anche della borghesia
emergente, si incaricano di studiare il problema. L’operazione più semplice era
quella di criticare, moralizzare i costumi, adeguarsi alla mentalità del tempo,
invece si attivano a studiare per dare risposte possibili ai poveri, ai ricchi,
ai mercanti, ai politici. Solo una grande capacità di ascolto rende possibile
la risposta all’evolversi culturale e sociale nel tempo.
LA LIBERTA’. Avendo scelto di vivere “sine proprio” acquisiscono una libertà
da interessi personali o di gruppo che permette loro di creare e pensare a
soluzioni geniali (monti di pietà, bene comune, la partita doppia etc…). Ciò è
possibile per la libertà che hanno di fronte al denaro, al potere finalizzato
all’utilità personale o di gruppo. La
loro scelta di povertà e di minorità li rendi liberi di pensare, studiare e
dare risposte senza tener conto degli interessi dei pochi.
IL GRANDE AMORE PER L’UOMO. Dice San Bonaventura nella Leggenda Maggiore cap. 9 “”..la pietà
del cuore lo aveva reso fratello di tutte le creature, così la carità di Cristo
lo rendeva ancor più intensamente fratello di coloro che portano in sé
l’immagine del Creatore…”. Ogni uomo è fratello e sorella, ogni essere umano
creato ad immagine di Dio è amato da Dio ed ha in sé parte del cuore di Dio.
Crede fortemente nella potenzialità creativa dell’essere umano di avere
pensieri e fare gesti di bene. Lui arriverà come Cristo a dare la vita per
l’altro a donarsi gratuitamente e questo lo rende grande di fronte a Dio ed
agli uomini. I nostri fratelli nel tempo dimostreranno sempre questa passione
caritatevole verso ogni essere umano. Lo dimostreranno attraverso atti, studi,
gesti di carità, disponibili a partire per i paesi poveri con grande spirito
missionario e lavorare per dare stili di vita, organizzazioni sociali rispettosi
di ogni essere umano.
Su queste basi fondamentali si instaura nel tempo l’azione dei
francescani.
Ho letto in un articolo che alla fine del ‘300 un francescano ha
espresso questa intuizione: “ L’elemosina aiuta a sopravvivere ma non a vivere
perché vivere è produrre e l’elemosina non aiuta a produrre”. In questa frase
trovo forte l’invito alla responsabilità personale e di gruppo, alla libertà
delle persone ed al bene comune che produce felicità.
E dietro a questa intuizione si incominciano a definire dei concetti
fondamentali su alcune tematiche come “uso delle cose e del denaro”,
“proprietà” “utilizzo”, “possesso”, “bene comune”.
Questi nostri fratelli Individuano il peccato capitale che è “l’avarizia”
accostandola a usura, simonia, accumulazione di beni a scopi non produttivi. E’
il peccato di chi pecca contro gli altri, accumula ricchezza per se stesso, non
la fa circolare. L’avarizia è “peccato sociale”, che ha delle ricadute negative
sull’altro, specialmente il povero. Ho letto che l’avarizia è il peccato per
eccellenza e l’avaro identifica l’essere con l’avere; dice “io sono ciò che
ho”; identificando il proprio essere con la ricchezza che viene sottratta agli
altri e al bene comune.
San Bernardino da Siena nella seconda metà del 1400 dice che l’imprenditore
per essere onesto deve essere dotato di 4 virtù: efficienza, responsabilità,
laboriosità e assunzione del rischio. I guadagni che ne derivano sono la giusta
ricompensa per il duro lavoro svolto e per i rischi corsi. Per contro condanna
senza mezzi termini i ricchi, che invece di investire la ricchezza in nuove
attività che danno lavoro e benessere ad altri, preferiscono prestare usura e
strangolano la società anziché farla crescere. San Bernardino riteneva che la
proprietà non appartenesse all’uomo quanto piuttosto fosse per l’uomo come
strumento per ottenere un miglioramento sociale. Uno strumento che veniva da
Dio e che l’uomo doveva meritare, applicare e far fruttare.
Mi domando oggi: è più importante una “finanza” che produce prodotti
inquinati o una azienda che produce beni, valorizza l’uomo e ridistribuisce
ricchezza ?.
Mi domando ancora: perché non si riesce ad uscire da questa visione
economica attuale in cui si è assolutizzato il concetto di profitto e
utilitarismo ed abbiamo dismesso in economia i concetti di “reciprocità”,
“fraternità”, e “dono” ?.
Ringraziando Dio vi sono alcuni
studiosi che cercano di riproporre questi principi fondamentali per una società
giusta, felice (è solo dando che noi riceviamo!) e responsabile.
Sembra strano che nel tempo i frati siano stati i fondatori o inventori
di banche o che abbiano inventato sistemi contabili come la partita doppia, il
bilancio di esercizio come ha fatto Fra Luca Pacioli nel ‘500. Ciò lo si può
capire solo se comprendiamo che nel cuore di questi fratelli francescani c’era
il desiderio di aiutare i poveri che non avevano accesso al credito o che
lavoravano tutta la vita per ripagare interessi usurai o che venivano ingannati
nei conti. Si vuole combattere la miseria, ridare dignità alle persone povere.
Questo è un altro fondamento della vita di Francesco e dei suoi
fratelli. Francesco era solito dire: “chi tratta male un povero fa ingiuria a
Cristo, di cui quello porta la nobile divisa, e che per noi si fece povero in
questo mondo”, ed a un frate che fece un’allusione maligna su un povero che
chiedeva supplicante l’elemosina gli
ordinò di spogliarsi di fronte al povero e di chiedergli perdono, baciandogli i
piedi.
I poveri sono e saranno i nostri fratelli privilegiati e dobbiamo fare
di tutto perché la povertà involontaria sia debellata, perché si crei una
società più equa, una società non conflittuale, una società che sia capace di
riconoscere in tutti il volto di Cristo e sappia amarlo.
Un’ultima considerazione: credo che nella finanza in particolare sia
necessaria una purificazione del linguaggio. E’ necessario che il linguaggio
sia comprensibile a tutti per poter fare delle libere scelte. Molte volte
assistiamo che la persona è costretta ad affidarsi ad un intermediario per
poter acquistare dei prodotti incomprensibili. Il linguaggio non deve essere
ingannevole là viene presentato un prodotto in corpo 12 per gli eventuali
vantaggi che ne derivano dall’acquisto e corpo 8 nella descrizione dei rischi e
penali.
Nessun commento:
Posta un commento