Pace e riconciliazione,
il sogno dei cristiani mediorientali per il
2013
Anche in Medio Oriente, all’apertura del nuovo anno, i cristiani hanno
pregato intensamente per la pace. L’omelia pronunciata dal patriarca latino di
Gerusalemme, Fouad Twal, in occasione della Giornata mondiale della pace
indetta dalla Chiesa cattolica il primo gennaio, ha avuto come fulcro proprio
la pace in Terra Santa. «Il buon esito del voto all’Onu sulla Palestina come
Stato non membro deve favorire la pace in tutta la terra di Cristo – ha detto
monsignor Twal –. Sono del parere che tutti i mezzi per raggiungere la pace
debbano passare per la giustizia e il dialogo, e mai attraverso la violenza. Papa
Benedetto XVI ha ricevuto due settimane fa in udienza il presidente
dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, e ha invitato le diverse parti in
causa presenti in Medio Oriente al “coraggio della riconciliazione e della
pace”. Commentando la sua visita in Vaticano, il presidente Mahmoud Abbas mi ha
confidato la sua bella sorpresa nel costatare la gioia del Santo Padre per il
voto a favore dello Stato di Palestina».
«Come non desiderare ardentemente la pace in Siria e la fine del blocco
di Gaza! - ha continuato Twal -. Noi cristiani in Medio Oriente dobbiamo essere
operatori di pace, strumenti di riconciliazione. Qui abbiamo il nostro posto.
La nostra storia ci insegna l’importante e spesso indispensabile ruolo svolto
dalle comunità cristiane nel dialogo interreligioso e interculturale. Per
questo, si tratta di accogliere con gioia le iniziative che ci uniscono tra
cristiani e ci danno più forza. Abbiamo deciso di celebrare quest’anno la
Pasqua secondo il calendario giuliano. Gli anglicani e i luterani hanno aderito
a quest’iniziativa. Mi auguro che un giorno gli ortodossi compiranno un passo
coraggioso per celebrare il Natale secondo il nostro calendario gregoriano».
In Egitto la Chiesa copta ha celebrato in modo speciale l’ultimo
dell’anno. Il giornale copto Al Watani riporta che papa Tawadros II ha
partecipato a sorpresa alla veglia del 31 dicembre nella chiesa dei Due Santi,
ad Alessandria; un tempio importante nella recente storia dei copti.
Esattamente due anni fa, infatti, l’esplosione di una bomba vi trucidò 24
fedeli e ne ferì un centinaio, persone che vi si erano recate a pregare per la
veglia di fine anno. Due settimane dopo la strage l’allora ministro
dell’Interno, Habib al-Adly, annunciò che la bomba aveva come mandante un
gruppo terroristico musulmano palestinese. Nel giro di pochi giorni scoppiò la
rivoluzione che portò al rovesciamento del presidente Hosni Mubarak. Ad oggi i
colpevoli non sono stati ancora assicurati alla giustizia».
Nel corso della sua omelia, papa Tawadros ha ricordato ai fedeli che la
fine e l’inizio di un nuovo anno rappresentano un’occasione propizia per il
discernimento, il pentimento e un nuovo inizio. Il patriarca copto ha anche
ammonito i presenti a pregare con fede e a digiunare.
Anche l’Unione giovanile Maspero, un movimento di giovani copti, ha
voluto ricordare la strage della chiesa dei Due Santi, organizzando la sera del
31 dicembre una fiaccolata silenziosa di giovani cristiani e musulmani, che
sono intervenuti in gran numero. I partecipanti hanno cantato l’inno nazionale
e hanno appeso una lunghissima bandiera egiziana tra la chiesa dei due Santi e
la moschea che le sorge di fronte. «Non celebreremo il capodanno fino a quando
la giustizia non sarà fatta e i responsabili non saranno presi», ha affermato
in un discorso ai presenti Gamila Ismail, esponente politica dell’opposizione.
Proprio il giorno 30, tra l’altro, la comunità copta è stata colpita da
un altro evento sanguinoso. Una bomba è esplosa in locali attigui alla chiesa
copta della Vergine e di san Giorgio a Misurata, in Libia. A causa
dell’esplosione due persone hanno perso la vita. La bomba è esplosa mentre i
fedeli si trovavano in chiesa per partecipare al consueto rito del Kiyahk
che dura l’intera notte e termina con una messa. I sospetti, secondo il giornale
Al Watani, si addensano intorno al Jihad islamico.
Anche il card. Bechara Rai, patriarca della Chiesa maronita, ha
dedicato alla pace l'omelia della solenne messa celebrata a Bkerke, sede del
patriarcato, il primo dell'anno. Facendo un implicito riferimento alla
situazione libanese - così marcata dalle divisioni -, Rai ha sostenuto che «la
pace in linea di principio si ottiene quando a tutte le comunità è garantito il
bene. Ogni individuo o gruppo, sia religioso che culturale, - ha continuato il
patriarca citando la lettera di Benedetto XVI per la giornata della Pace - è
invitato a lavorare per la pace per lo sviluppo dell'uomo e della società». Il
giorno precedente il patriarca, nel corso di una messa a cui ha partecipato
anche il leader cristiano Michel Aoun, ha sottolineato che «è il momento di
smettere di giocare con il destino dei cittadini e della patria» e ha fatto un
appello alla riconciliazione e al dialogo, mettendo in guardia «contro la
corruzione e il furto del patrimonio pubblico».
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